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Abbiamo chiesto ai nostri esperti di immunologia  di rispondere a molte delle domande che i cittadini italiani colpiti da Sarcoidosi (e non!) ci pongono quotidianamente. Ci è giunta risposta dal  Prof. Carlo Agostini e dal dr. Francesco Cinetto, immunologi del “Ca’ Foncello” di Treviso. 

È finalmente arrivato il momento di parlare concretamente di vaccinazione per COVID-19, il che significa iniziare a vedere la fine di questa pandemia. Comprensibilmente sorgono a questo punto un’infinità di domande e preoccupazioni riguardanti indicazioni, rischi, priorità. Con il Coordinamento Regionale Veneto delle Malattie Rare stiamo definendo un documento informativo che riguarda i pazienti affetti da malattie rare correlate ad un eccesso o ad un difetto di attività del sistema immunitario. Il documento sarà disponibile nei prossimi giorni. Nel frattempo, proviamo ad esaminare alcune delle domande più comuni.

 

Quali vaccini anti-COVID19 sono al momento disponibili in Italia?

I vaccini anti-COVID-19 attualmente autorizzati e disponibili in Italia sono costituiti da componenti genetiche del virus rivestite da un involucro di lipidi. Tali vaccini sono in grado di indurre una risposta immunologica similmente a quanto già accade per i vaccini inattivati (come quello antinfluenzale). Stiamo parlando dei vaccini a mRNA prodotti dalle aziende farmaceutiche Pfizer/BioNTech e Moderna.  Il vaccino sviluppato da AstraZeneca e dall’Università di Oxford utilizza invece la tecnologia del “vettore virale”.

Come funzionano i vaccini oggi disponibili?

Vaccini a mRNA – In pratica, con il vaccino viene somministrata una certa quantità di RNA messaggero (mRNA), contenuto in nano-particelle lipidiche, che codifica per una proteina del virus contro la quale si vuole indurre lo sviluppo di una risposta immunitaria. Nelle nostre cellule l’mRNA viene utilizzato come “libretto di istruzioni” per produrre per breve tempo ed in grande quantità la proteina S, inducendo una risposta immunitaria specifica sia di tipo cellulare che anticorpale. Questa risposta viene memorizzata e potenziata dalla seconda dose del vaccino. Nel caso di nuovo incontro con la proteina virale, cioè in caso di contatto con il virus SARS-CoV-2 “intero”, il sistema immunitario sarà in grado di montare rapidamente ed efficacemente una risposta contro il virus e prevenire l’infezione conclamata da COVID19.

Vaccino con vettore virale – Partendo da un adenovirus che normalmente infetta lo scimpanzé e contro il quale l’uomo non ha generalmente anticorpi, si effettuano alcune modifiche che impediscono al virus di replicarsi nel nostro organismo e fanno in modo che, quando infetta le cellule, le induca a produrre non le classiche proteine dal virus ma proprio la stessa proteina S del SARS-CoV-2 di cui sopra, che poi indurrà una risposta immunitaria specifica che ci proteggerà dal COVID. In sostanza, anziché utilizzare nanoparticelle lipidiche contenenti mRNA, si sfrutta la naturale capacità di un altro virus, reso inoffensivo e “svuotato”, di infettare le nostre cellule per costringerle a fare lo stesso lavoro di produzione della proteina S.

In cosa consiste la “novità” di questo tipo di vaccini?

Si tratta di vaccini che, per quanto riguarda la “tecnologia”, sono già stati sperimentati per altre malattie infettive. La “novità” di questo tipo di vaccini consiste nel fatto che non venga direttamente somministrata una proteina del virus (come avviene per il vaccino anti-influenzale o per quello dell’epatite B), facendo invece in modo che siano le nostre cellule a produrre la proteina specifica del SARS-CoV-2 che a sua volta induce una risposta cellulare ed anticorpale da parte del sistema immunitario. Il tutto in modo simile a quanto avviene durante l’infezione naturale, quando il coronavirus sfrutta le nostre cellule per produrre le proprie proteine, (ma in quel caso non si tratta solo della famosa proteina S) e quindi replicarsi. Nel caso del vaccino non c’è però alcuna replicazione virale.

I pazienti affetti da sarcoidosi possono eseguire la vaccinazione?

Non vi sono al momento informazioni specifiche sulla vaccinazione per SARS-CoV2 in pazienti affetti da sarcoidosi. In Italia solo pazienti con sarcoidosi che lavorano come operatori sanitari hanno ad oggi eseguito la prima dose del vaccino Pfizer/BioNTech. Non esistono dati che evidenzino una diversa risposta al vaccino in pazienti affetti da sarcoidosi in quanto tale. Esistono invece diverse evidenze che pazienti con patologia cronica interstiziale polmonare, o cardiaca, possano presentare un decorso significativamente più severo in caso di infezione da SARS-CoV-2. Per tali ragioni i pazienti con sarcoidosi possono eseguire la vaccinazione, al fine di proteggersi dai rischi legati all’infezione. Per coloro che stanno assumendo alte dosi di steroide, con programma di riduzione progressiva del dosaggio, potrebbe essere opportuno attendere una riduzione della dose per aumentare la probabilità di una risposta adeguata al vaccino; tale opzione va però necessariamente discussa con lo specialista di riferimento.

Nel caso di immunodeficienza secondaria a terapia immunosoppressiva, il vaccino può essere pericoloso?

I due vaccini attualmente disponibili non comportano rischi specifici per il paziente immunosoppresso*/ immunodeficiente**, in quanto il vaccino non contiene il virus SARS-CoV-2 e non è in grado di determinare l’infezione. Anche il vettore virale del vaccino prossimamente disponibile non è in grado di replicarsi, e quindi di determinare un’infezione virale vera e propria.

*Immunosoppressione: identifica una condizione medica di malfunzionamento generale del sistema immunitario
** Immunodeficienza: classifica la gravità di tale deficit fisico in base alle due categorie: primaria (primitiva) e secondaria (acquisita)

Nel caso di immunodeficienza secondaria la vaccinazione può essere efficace?

In caso di pazienti affetti da immunodeficienza (primitiva e/o secondaria) è possibile che la risposta sia parziale od addirittura assente. Tuttavia, anche una risposta parziale al vaccino può essere utile in caso di infezione, e per questo motivo vaccini come quelli sopra descritti sono possibili, anzi, raccomandati nel soggetto immunodepresso. Infine, ricordiamo che, nel caso di pazienti affetti da immunodeficienze e/o immunodepressione, come per i soggetti fragili, viene fortemente consigliata la vaccinazione di tutti i conviventi/contatti stretti.

La terapia immunosoppressiva in atto è una controindicazione alla vaccinazione?

 La terapia immunosoppressiva non rappresenta un rischio od una controindicazione in relazione alla somministrazione dei vaccini attualmente disponibili, mentre potrebbe esserlo nel caso di vaccini basati sul virus SARS-CoV-2 vivo attenuato (vaccini di questo tipo sono in corso di sperimentazione). L’utilizzo di immunosoppressori potrebbe d’altro canto limitare l’efficacia del vaccino, pur tenendo conto del tipo di terapia e del dosaggio.

 Quali sono i casi in cui è meglio soprassedere momentaneamente all’esecuzione della vaccinazione?

  • Aver eseguito un’altra vaccinazione (come quella antinfluenzale) nelle due settimane precedenti;
  • Presentare uno stato febbrile acuto severo od un’infezione in atto al momento della vaccinazione programmata.

 Chi è escluso dalla vaccinazione?

Sono esclusi dalla vaccinazione solo i soggetti con età inferiore a 16 anni per il vaccino Pfizer/BioNTech e 18 anni per il vaccino Moderna, in quanto non ci sono al momento rispettivamente studi disponibili per tali fasce d’età. I criteri per il vaccino AstraZeneca non sono ancora stati definiti.

In merito alle donne in gravidanza o in allattamento i dati attualmente disponibili sono limitati per cui in Italia non sono state incluse nel programma vaccinale (tuttavia possono essere considerati i singoli casi in base alla valutazione dei rischi e dei benefici della stessa).

Non sono esclusi dalla vaccinazione coloro che avessero contratto l’infezione da Covid-19 e siano guariti. In questo caso è necessario aspettare almeno 3 settimane prima di iniziare il ciclo vaccinale.

Quali potrebbero essere gli effetti indesiderati dopo la vaccinazione?

  • Dolore e gonfiore nel sito di iniezione, stanchezza, mal di testa, dolore ai muscoli e alle articolazioni, brividi e febbre (frequenza: 1 caso su 10)
  • Prurito nel sito di iniezione, ingrossamento temporaneo dei linfonodi (frequenza: 1 caso su 100)
  • Paralisi facciale periferica (frequenza: <1/1000).

In generale non vi è ragione di ritenere che i vaccini sopra menzionati presentino effetti collaterali più severi e frequenti di altre vaccinazioni attualmente in uso.

 Sono un soggetto allergico, posso eseguire la vaccinazione?

 Non sono esclusi a priori dalla vaccinazione i pazienti allergici o affetti da asma bronchiale o mastocitosi [patologia cutanea o sistemica]. Sulla base della storia clinica personale vi sono pazienti allergici a basso rischio (ad esempio con storia di reazioni allergiche non anafilattiche [non improvvise e potenzialmente gravi], rinite allergica o asma bronchiale ben controllato) e pazienti con rischio più elevato (ad esempio con asma bronchiale mal controllato o con storia di reazioni anafilattiche gravi) che potrebbero necessitare di qualche precauzione in più o di una valutazione allergologica preliminare. Le persone con allergia agli eccipienti polietilenglicole (PEG), macrogol e polisorbati, non devono ricevere i vaccini a mRNA.

Si tratta, in generale, dello stesso tipo di precauzioni adottate per altri vaccini o farmaci e, come per ogni vaccinazione, la somministrazione avviene in ambiente protetto ed in presenza di personale preparato alla gestione di eventuali reazioni.

L’Agenzia Italiana del Farmaco ha messo a disposizione sul proprio sito una sezione di FAQ (leggi).

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