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La Storia Di Lucio

La storia di Lucio

Ho sofferto di asma da quando avevo circa 30 anni e spesso di notte, durante le crisi, dovevo chiamare la guardia medica. Tuttavia non ho mai lasciato lo sport che per me è come un termometro, mi fa capire sempre come sto in salute. 

Si, perché star male per asma o per altre patologie non ha mai significato per me non poter star più bene o stare male su tutto. Io soffrivo di asma di notte, eppure il giorno dopo riuscivo a correre anche due ore, dopo aver fatto dieci ore di lavoro. Così, ho tirato avanti, sempre, nel bene e nel male. 

Poi nel 2010 ho iniziato ad avere dei sintomi molto strani: mentre mi mancava il respiro, davo dei secchi colpi di tosse che mi causavano una forte emicrania, come se si trattasse di colpi alla testa, dati da un martello che colpiva regolare e le mie forze venivano meno; poi, dopo dieci minuti tutto tornava alla normalità, tranne i miei pensieri che credevano fosse un peggioramento della mia asma.

Nell’ottobre del 2011, dopo aver sopportato tanti episodi di malessere, mi decido di andare al pronto soccorso e, dopo un ricovero di una settimana, esco dall’ospedale con la seguente diagnosi: “Asma bronchiale riacutizzato e pan-sinusite in soggetto con pluri-sensibilizzazione”. La terapia consigliata si concentra, a quanto pare, solo sull’asma tant’è che devo assumere piccole dosi di cortisone per circa 12 giorni. Dico subito che ho messo da parte lo sport solo quando costretto e con in testa solo l’idea di riprenderlo il prima possibile. Quando capivo di non poter correre, pensavo almeno di fare due ore di passeggiata che equivalgono ad un ora di footing. 

Tornando alla malattia, ricordo che, poco dopo aver smesso di prendere il cortisone, i sintomi di malessere sono ricominciati ed ero certo che dipendessero dall’asma: mi dicevo che dovevo aver pazienza e che con il cambio stagione sarei stato meglio, ma i mesi passavano e il male restava…anzi peggiorava.

Una notte di febbraio 2012, dopo alcuni colpi di tosse, mi sono alzato dal letto con un gran mal di testa e forte debolezza, fino a perdere i sensi e addirittura cadere e sbattere la testa sul comodino. Dopo poco mi sono ripreso ma ho cominciato davvero ad aver paura. Alle otto come sempre mi sono recato al lavoro, coprendomi i lividi della botta con un cerotto, e durante le mie ore di lavoro la paura, anziché diminuire, aumentava. Alla sera verso le 20 una nuova crisi e di nuovo una gran paura. Così ho deciso di tornare al pronto soccorso, dove stavolta sono stato ricoverato per più di 30 giorni durante i quali mi sono stati effettuati tutti gli esami del caso, fino a quando mi viene comunicato la seguente diagnosi “verosimile Sarcoidosi polmonare con linfoadenomegalie e micrononuli polmonari bilaterali (esame citologico dell’agoaspirato trans-carenale compatibile con sarcoidosi). Isolamento con bronco-lavaggio di Aspergillus Flavus. Asma bronchiale allergico riacutizzata. Pan-sinusite. Ipertensione arteriosa sistemica”. Inizio una terapia forte dove assumo il voriconazolo, un farmaco dispensato direttamente dalla asl al costo di 1.600 euro per 8 pasticche ma siccome risulto allergico al principio attivo dopo un po’ me lo hanno sospeso, perché il mio corpo si riempiva di eruzioni cutanee. Così, presto sono passato “solo” al cortisone. 
A questo punto, inevitabilmente, il mio caro sport ha avuto un grosso colpo di arresto, difatti sono uscito dall’ospedale a da febbraio a dicembre sono riuscito a fare pochissimo (poche passeggiate di due ore, un po’ di footing, alternati a momenti di completa inattività).

Insomma, il 2012 si è chiuso tra allenamenti e visite per la ‘sarco’. Il 2013 è iniziato con 12 allenamenti a gennaio. Febbraio solo 2 allenamenti, a causa del catarro ai polmoni che mi ha costretto ad assumere antibiotici. Marzo 3 allenamenti, perché mi sono stirato il polpaccio destro. Ad aprile 5 passeggiate e 8 allenamenti, maggio 13 allenamenti e una garetta di 12.5 km. Alla fine della storia, mi ritrovo oggi a dovermi fermare ancora, per colpa di una tendinite, sempre a destra, e deluso per aver scoperto che assumere cortisone per periodi prolungati, rende i muscoli più duri e, di conseguenza, si è più a rischio di infortuni. Eppure non vedo l’ora che la tendinite si risolva, per poter riprendere a correre, nonostante sarò costretto a modificare modalità e tempi di allenamento. 

Forse il mio sogno di correre una maratona rimarrà solo un sogno, ma non importa, comunque mi darà la forza di andare avanti e provarci fino alla fine. Se poi un giorno, a forza di correre, la Sarcoidosi si stancasse e, magari, smettendo di prendere il cortisone, riuscissi ad allenarmi e a disputare i famosi 41,194 km, so già che li dedicherei tutti a mio padre, l’uomo che mi ha fatto capire quanto è bella la vita anche quando corriamo in salita, ai miei tre figli che adoro, pur essendomi separato dalla loro mamma, e a tutti quelli che vanno avanti come me, “scortati” da questa scomoda compagna che è la Sarcoidosi.

Lucio

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